Approfondiamo: home restaurant

HOME RESTAURANT

CHE COS’E’ – COME SI APRE – QUALI SONO LE REGOLE

Anche per chi non conosce l’inglese è intuitivo comprendere che il titolo significa ristorante in casa, conosciuto anche con il nome di social eating.

Quindi, mentre il ristorante, come dire, comune, è quello che troviamo, pubblicizzato, lungo una strada o una piazza di tutti i paesi e città, questa forma di ristorazione si esplica in una casa privata nel senso che una famiglia può trasformare la propria casa in un ristorante. Una famiglia, cioè, può decidere di mettere a disposizione di amici, conoscenti, turisti  ecc., la propria casa per un pranzo o una cena previa, ovviamente prenotazione. L’attività è ormai esplosa e conosciuta anche in Italia e almeno per ora è un’attività libera nel senso che non occorre alcun tipo di autorizzazione e si avvale del passaparola e di pubblicità.

COME SI APRE UN HOME RESTAURANTE

Quando il fenomeno ha preso corpo è stata emessa una Risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico, home_restaurantrichiesta dalla FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che equipara gli Home Restaurant ai pubblici esercizi imponendo loro un iter burocratico impossibile da realizzarsi in una casa privata.

La situazione è comunque rimasta al palo perché la competenza in questo caso non é dello Stato ma delle Regioni che nelle loro leggi nulla dicono in proposito e nulla, per ora, hanno detto.

EVOLUZIONE

Il vuoto normativo sta, comunque, per essere colmato, dallo Stato, con un progetto di legge che ha iniziato il suo cammino, cercando di regolamentare il settore   e che ha appena concluso il suo iter presso la commissione Attività Produttive della Camera ed è pronto per l’aula.

Il primo articolo specifica che “la presente legge, ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali, disciplina l’attività di ristorazione esercitata da persone fisiche in abitazioni private e prevede misure volte a garantire la trasparenza, la tutela dei consumatori e la leale concorrenza, nell’ambito dell’economia della condivisione”.

Il progetto definisce l’home restaurant come: “l’attività finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all’interno delle unità immobiliari ad uso abitativo di residenza o domicilio, proprie o di un soggetto terzo, per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti, anche a titolo gratuito e dove i pasti sono preparati all’interno delle strutture medesime”.

L’ attività é considerata saltuaria e non può superare il limite di 500 coperti l’anno né potranno essere superati proventi superiori a 5.000 euro annui. Una piattaforma, alla quale gli home restaurante devono iscriversi, gestirà le prenotazioni tramite la quale passeranno i pagamenti fatti esclusivamente attraverso sistemi di pagamento elettronico.

OBBLIGHI

Ovviamente se si regolarizza un’attività, si prevedono anche degli obblighi, che sono, a grandi linee:

  • inviare una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) cioé una comunicazione di inizio attività, pena una sanzione pecunuaria che va da 2.500 a 15.000 euro con pagamento, quindi, di euro 5.000. con la cessazione dell’attività medesima;
  • stipulare un contratto di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dall’attività;
  • avere l’unità immobiliare ad uso abitativo e coperta da un contratto di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi;
  • il possesso dei requisiti di onorabilità da parte del titolare;
  • il rispetto delle procedure previste dall’attestato dell’analisi dei rischi e controllo dei punti critici (HACCP).

CONCLUSIONI

Pare, a chi scrive, che se la legge verrà approvata  così come presentata, senza variazioni importanti, si siano trovate le necessità minime per aprire questa attività anche se rimangono profonde le divergenze, in tema di obblighi, con i classici ristoranti anche se, oggi, la ristorazione già non si limita più solo ai classici ristoranti (bar, agriturismi, B&B, sagre ecc.). Chi scrive si domanda anche come poter fare un controllo da parte degli organi di polizia visto che si tratta di abitazioni private.

Per chiudere preme sottolineare il fatto che la norma dica “ ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali” così che , come detto al punto 2, la materia della ristorazione é di competenza delle Regioni che quindi dovranno legiferare sull’onda della legge che verrà approvata. Ma occorre anche precisare che la norma dice anche che “…. prevede misure volte a garantire la trasparenza, la tutela dei consumatori e la leale concorrenza, nell’ambito dell’economia della condivisione” e questi aspetti sono di competenza dello Stato. Quindi o le Regioni o sapranno trovare il giusto equilibrio o si verificheranno, come in passato, le azioni, dello Stato o delle Regioni, a tutela delle proprie competenze.

Dr. Franco Simoncini

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