Alberto Sordi – Il vigile Celletti
Non si può non dedicare un pensiero ad Alberto Sordi, Vigile Urbano ad honorem, che ha rappresentato realtà che, nella loro evoluzione hanno mantenuto molti aspetti invariati.
Ha impersonato la figura del Vigile Urbano in due grandi film:
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Guardia Guardia Scelta Brigadiere Maresciallo
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IL VIGILE
Famosissimo film, tra i più amati dal pubblico di Alberto Sordi, racconta di un vigile, che dopo una “carriera” da disoccupato riesce ad ottenere questo lavoro che lo riscatta anche dalle umiliazioni degli amici, ma la vita “per strada” è difficile, e molto difficile è riuscire ad usare un irreprensibile metro di valutazione con tutti, prerogativa di quegli operatori che amano e sentono la giustizia di questo lavoro, rende il cammino irto di ostacoli.
Il soggetto, tratto dalla storia vera del vigile Meloni, è stato inizialmente censurato.
Come nasce il film
Le persone e i fatti cambiano ma la storia si ripete… «Lei non sa chi sono io»: chi non conosce il classico avvertimento all’italiana? Lo pronuncia anche il sindaco (Vittorio De Sica) all’implacabile vigile motorizzato Otello Celletti (Alberto Sordi), già redarguito per aver perdonato un’infrazione alla signora Koscina che appare nei panni di se stessa, come Mario Riva al «Musichiere». È l’antica morale del cittadino al di sopra di ogni sospetto e di ogni multa; ed è la scena clou del Vigile di Zampa. Che processa Albertone, costretto a scusarsi per aver fatto il proprio dovere. Restaurata da Sky e dalla Cineteca di Bologna, sarà ora proiettata alla Mostra di Venezia: ma la commedia italiana ebbe vita travagliata, due scene censurate e una storia vera alle spalle. Quella del vigile Melone che multò il questore Marzano per un sorpasso e divenne per la sinistra uno Zorro nazional popolare: finché il settimanale di destra Lo specchio nel 1959, non pubblicò che sua sorella faceva la vita a Milano, schedata come Marilyne. Seguirà processo in manette. «Non era un eroe, solo un piccolo prepotentello, ma diventa per noi una metafora universale», diceva il soggettista e sceneggiatore di Sordi, Rodolfo Sonego, che ritoccò la storia per evitare guai. Che il pubblico si riconoscesse e gradisse non c’è dubbio: 969 milioni e 259mila lire di allora sono un record. Ma i titoli dicevano: «Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale». Tatti Sanguineti ha girato con Pier Luigi Raffaelli un documentario postumo «dietro le quinte». Le due sequenze incriminate (ma ora reintegrate) sono quelle in cui il figlio di Sordi esclama «È un’ingiustizia!» ma gli viene risposto che alle ingiustizie è meglio abituarsi fin da piccoli (peccato sociale); e l’apparizione di Mara Berni in abiti succinti distesa sul letto, che «offende la morale» (peccato sessuale). «Il vigile nasce in un momento particolare, nell’Italia democristiana di Tambroni, dello scandalo di Fiumicino che travolse il sindaco di Roma, della motorizzazione di massa e delle prime avvisaglie della dolce vita, nonché delle Olimpiadi romane del ’60 –
Guarda qualche triller