La città di Regola
La città di Regola
C’era una volta una città di nome Regola veramente molto bella.
C’erano grandi giardini con tanti fiori, giochi e un grande laghetto ma tutto il parco era pieno di cartacce, lattine e rifiuti di ogni genere ed i giochi erano tutti rotti così che i bambini non potevano giocarci, il lago era così sporco che non c’erano più i pesci e mandava un odore terribile.
C’erano delle bellissime scuole ma erano tutte sudice ed i bambini non sapevano a che ora cominciavano le lezioni e quando terminavano e neanche i loro insegnanti lo sapevano così non si incontravano quasi mai e quando si incontravano era per così poco tempo che i bambini non imparavano e poi, non si sapeva quale quaderno usare per fare la matematica, l’italiano e il disegno.
Anche gli autobus erano comodissimi, con tanti posti a sedere ma non si sapeva da dove partivano, dove andavano e a che ora avrebbero dovuto passare, capitava quindi, che passavano tutti nella stessa strada ed alla stessa ora mentre, nelle altre vie, la gente aspettava di prendere l’autobus senza riuscirvi così era costretta a farsi tutta la strada a piedi.
Anche tra vicini di casa c’erano grossi problemi, tutti avevano delle belle case ma accadeva che la signora del primo piano innaffiava le sue piante con così tanta acqua da farla cadere sulla testa dei passanti che si arrabbiavano molto, il ragazzo dell’ultimo piano metteva la musica del suo grandissimo impianto stereo a tutto volume ed i suoi vicini non riuscivano a riposare.
La domenica andavano tutti allo stadio a giocare a pallone ma ognuno giocava come voleva: c’era chi colpiva la palla con i piedi, altri che la portavano in mano, altri che la tiravano con una mazza, chi giocava dentro il campo, chi fuori, chi addirittura dentro la rete e poi finivano tutti per litigare perché non si riusciva a capire chi aveva vinto, se chi aveva messo più volte la palla in rete oppure chi non l’aveva messa mai, insomma, alla fine erano tutti scontenti.
Le cose peggiori accadevano per strada: le persone camminavano per la strada ed attraversavano ovunque gli capitasse, le automobili andavano a volte a destra e a volte a sinistra come più gli piaceva al conducente, i motorini e le biciclette camminavano spesso sul marciapiede insieme alle mamme con i loro piccoli sul passeggino, a volte nelle strade i ragazzi si mettevano a giocare e le automobili restavano in fila fino a quando non potevano passare, agli incroci tutti volevano passare per primi e finivano per incastrarsi e rimanevano li bloccati per ore.
Anche nella casa del Sindaco di questa città c’era qualcosa che non andava: aveva una brava moglie, tre figli Lillo di 3 anni – Nenè di 6 e Alessandro di 15 anni, ed un’anziana nonna: ma non si incontravano mai, neanche all’ora di pranzo e di cena perché non si sapeva quale era dell’incontro, la sera ognuno andava a dormire all’ora che credeva dopo aver guardato la TV per tutto il tempo che voleva ma poi, il giorno dopo, Nenè si addormentava sul banco e Alessandro non voleva andare a scuola. Alla nonna servivano delle cure e delle medicine ma il medico non si sapeva a che ora visitava e quando la portavano in ospedale non si sapeva chi avrebbe dovuto spingere la sua sedia a rotelle, chi avrebbe dovuto medicarla, chi avrebbe dovuto curarla perché nessuno sapeva con precisione quello che era stabilito che fossero i suoi compiti.
Un giorno Alessandro, il figlio del Sindaco, prese il suo motorino e se ne andò a scorrazzare per la città, un po’ sulla strada, un po’ sul marciapiede ma ad un tratto non si accorse che sua sorella Nenè ed una sua amichetta Lalla, stavano attraversando la strada così le investì e lui steso cadde dal motorino battendo la testa.
Nenè, Lalla e Alessandro vennero portati al pronto soccorso per essere curati.
A quel punto il Signor Sindaco non ne potè più di tutto quel disordine che aveva causato ai suoi figli e a tutti gli altri una serie di guai e dopo essersi assicurato che i piccoli stavano meglio indisse una riunione dove era richiesta la presenza di tutti gli abitanti della città, ormai anche loro stufi di tutto quel caos che rovinava la loro bella città e la loro vita comune.
Quel giorno arrivò.
In prima fila sedettero gli anziani insieme alla vecchia nonna, di seguito tutti gli automobilisti, i pedoni, i conducenti di autobus insomma tutti gli utenti della strada con il signor Codice Della Strada come rappresentante, poi c’erano tutti gli insegnanti e gli scolari con rappresentante la Signora Franca Direttrice, c’erano i medici dell’ospedale che avevano scelto come loro rappresentante il direttore, dottor Sanitario, poi venivano tutti i vicini di casa rappresentati dalla comare signora Comunale che aveva il pallino della buona educazione ed aveva scelto il nome della città pensando che se si fosse chiamata Regola tutto sarebbe stato educato e ben fatto.
Il Sindaco prese la parola per primo e disse: “Cari cittadini, la vita in questa città è diventata insostenibile e troppo pericolosa, dobbiamo trovare insieme una soluzione! Che cosa proponete?”
La Comare rispose:” Manca purtroppo la buona educazione ed il rispetto di Regola che è una città bellissima!”.
“Hai ragione” rispose il Sindaco “però dobbiamo indicare come fare ad avere il rispetto della città e degli altri, allora propongo di scrivere che cosa è giusto fare e che cosa non lo è, e quando necessario, anche come dovranno essere fatte tutte le cose e ognuna verrà chiamata Regola in onore della nostra città! Che cosa ne pensate?”
La Signora Franca Direttrice, brava maestra elementare prese allora la parola: “Trovo che sia un’ottima idea! Ma per chi non le rispetterà?”
“Gli verrà data una punizione!” disse l’anziana nonna “ che sarà tanto più severa quanto più la regola non rispettata è importante ed ha causato un fastidio a qualcun altro”
Allora il Sindaco decise: “Ogni rappresentante scriverà le Regole degli abitanti che rappresenta e gli anziani che hanno molta esperienza controlleranno che siano veramente ben fatte e che le punizioni siano giuste:
La signora Direttrice stabilirà tutele regole per gli insegnanti ed i scolari decidendo innanzi tutto l’ora di inizio e di fine delle lezioni e queste regole si Chiameranno Regolamento Scolastico.
Il direttore signor Sanitario dell’ospedale stabilirà quali sono i compiti dei portantini, degli infermieri e dei medici e questa raccolta di regole si chiamerà Regolamento Sanitario.
Anche la Comare Comunale dovrà scrivere delle regole che indichino a tutti i cittadini come si devono comportare fra loro alla luce della buona educazione e della corretta convivenza chiamando questa raccolta Regolamento Comunale.
A lei signor Arbitro do il compito di stabilire le regole dei giochi così che si sappia chi vince e chi perde ma soprattutto che non si finisca più ad azzuffarci.
Ed infine e il momento degli automobilisti. Lei signor conte Della Strada si occuperà delle regole che devono rispettare tutti coloro che circolano sia a piedi che in automobile, sia con la bicicletta che con il motorino, anzi le dirò di più dovrà stabilire anche come dovranno essere fatte le strade per essere usate bene da tutti, tutte queste regole messe insieme si chiameranno come lei signo conte ossia Codice della Strada. Mi rendo conto” continuò il Sindaco “ che saranno tante e molte se ne aggiungeranno, ma è importante per la sicurezza di tutti ed in particolare dei più piccoli, che non accadano più incidenti, quindi mi raccomando a lei!”
Tutti erano soddisfatti di questa decisione i giovani e gli anziani, i grandi ed i piccini, i medici e gli autisti e soprattutto la comare, sì proprio la signora Comunale che era riuscita a far dare delle regole.
Subito cominciarono i lavori di scrittura.
La Signora Franca Direttrice stabilì che alle ore 8,30 del mattino cominciavano le lezioni.
Il signor Arbitro iniziò a scrivere le regole del gioco del calcio fissando innanzi tutto che la palla si doveva toccare solo con i piedi e non si poteva picchiare l’avversario.
Il dottor Sanitario diede disposizioni scritte sui compiti di ciascuno.
La Comare scrisse tutto d’un fiato nella stessa giornata, tutto il regolamento comunale, stabilendo anche il posto dove si dovevano battere i tappeti più grandi così da non arrecare fastidio a nessuno.
Il lavoro più difficile era per il conte ma tutti vollero dargli una mano, anche perché, tutti usavano la strada: grandi, piccini, conducenti e no e quindi ciascuno scrisse la sua regola:
Alessandro, dopo la botta in testa ricevuta cadendo dal motorino, suggerì di obbligare ad indossare il casco protettivo a tutti i conducenti dei motorini e chi non lo avrebbe fatto, se grande, avrebbe pagato una somma di denaro, se più piccolo sarebbe stato privato del motorino per un mese.
Nenè e Lalla sulla loro regola stabilirono che, sulle strade ci dovevano essere dei disegni rettangolari di colore bianco, dove tutti i conducenti dei veicoli dovevano fermarsi per far attraversare i pedoni e questi ultimi erano però obbligati ad attraversare esclusivamente su queste strisce che vennero chiamate “attraversamento pedonale”; come punizione venne stabilito che il pedone che non attraversava sulle strisce doveva pagare una somma di denaro e se il conducente non si fermava a far attraversare il pedone su di esse pagava anch’egli una somma di denaro ma sarebbe stata più alta.
Vennero stabili dei segnali che indicavano i pericoli e che cosa si doveva o non si poteva fare.
Agli incroci vennero messi dei semafori che con le loro luci colorate di verde giallo e rosso indicavano chi doveva passare e chi doveva stare fermo, sia alle automobili che ai pedoni.
Da allora tutto fu perfetto nella città di Regola tanto che in tutte le altre città decisero di fare lo stesso anzi, per quanto riguarda le regole della strada tutte le città usano ancora le regole del conte “Codice della Strada” e sono sicura che molte le conoscete anche voi: volete raccontarne qualcuna?
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