LO STATO DELL’ARTE DEL DIRITTO AMBIENTALE

INTERVISTA ALL’AVV. ROSA BERTUZZI, TITOLARE DELLO STUDIO AMBIENTEROSA S.R.L.

L’aumento dei reati e degli illeciti amministrativi ambientali è agli occhi di tutti. In un’epoca in cui appare sempre più evidente la necessità di tutelare l’ambiente in modo efficace, si assiste a sempre più numerosi e preoccupanti episodi di roghi appiccati a capannoni abusivi di rifiuti o a situazioni di contaminazione diffusa rispetto a cui le bonifiche stentano a partire.

Qual è dunque lo stato dell’arte del diritto dell’ambiente nel nostro Paese? Lo abbiamo chiesto all’Avv. Rosa Bertuzzi, esperto di diritto ambientale e titolare dello studio Ambienterosa s.r.l.

Buongiorno avvocato. Prima di addentrarci nel vivo dell’argomento, ci racconti come è nata la sua attività di consulente ambientale.

Con piacere. Dopo la laurea in giurisprudenza e una specializzazione in discipline del lavoro, ho iniziato la mia attività professionale all’interno della Polizia Locale, per poi diventare comandante. L’interesse per il diritto ambientale è nato un po’ per caso, in un’epoca, la fine degli anni ’80, in cui di diritto ambientale si parlava ancora poco. Mi sono dunque specializzata in questa materia, ho ricoperto l’incarico di Pubblico Ministero Onorario presso il Tribunale di Piacenza occupandomi di casi ambientali e ho fondato a Piacenza lo studio di consulenza ambientale Ambienterosa s.r.l.

Da quanto so, però, il suo studio si è recentemente allargato.

Sì, nell’ultimo anno e mezzo ho aperto due nuove sedi, a Milano e a Sofia, in Bulgaria. La scelta di quest’ultima sede mi è apparsa particolarmente strategica, per offrire una consulenza completa in materia di trasporto transfrontaliero di rifiuti verso i paesi dell’Est Europa. Ma basta parlare di me.

Ecco, ma quali sono le problematiche ambientali maggiormente affrontate nella sua attività?

Le problematiche ambientali sono diverse e molteplici. Molti clienti, la maggior parte aziende, si rivolgono al mio Studio prima di intraprendere determinate attività, per sapere come agire correttamente dal punto di vista del diritto ambientale. Altri clienti, invece, richiedono una rappresentanza giudiziale vera e propria, a seguito della contestazione di illeciti amministrativi o penali.

In generale, in ogni caso, si va dagli scarichi idrici alle emissioni in atmosfera, dal deposito e trasporto di rifiuti alla gestione di discariche post mortem, dal rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali alla gestione dei centri di custodia di veicoli sequestrati. Negli ultimi tempi ho assistito ad un particolare interesse legato alla gestione dei rifiuti.

Quindi si può dire che la gestione dei rifiuti è ciò che crea maggiori problemi ambientali?

Certamente la gestione dei rifiuti è uno dei profili oggi giorno più sensibili e su cui gli organi di controllo e le aziende prestano più attenzione, ciò anche in ragione delle numerose modifiche normative in questo campo. Si pensi che solo negli ultimi mesi sono state introdotte importantissime riforme, quali la soppressione del Sistema per il tracciamento dei rifiuti (SISTRI) e i nuovi obblighi, per gli impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti, di adottare un Piano di emergenza interno. E ancora, appena qualche giorno fa è stata pubblicata la tanto attesa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla classificazione dei rifiuti con codici a specchio.

Non fraintendetemi però. Ci tengo a precisare che tutti gli aspetti legati al diritto ambientale meritano pari attenzione e controllo, in quanto, per esperienza, grandi problematiche si nascondono dove meno ce lo si aspetterebbe.  

Cosa intende, può farci qualche esempio pratico?

Certamente. Fra tutti i casi che ho in mente, due mi sembrano particolarmente emblematici. Il primo riguarda la gestione delle acque meteoriche, cioè le acque piovane che dilavano le superfici, magari del piazzale di un’attività produttiva. Ecco, spesso le imprese pensano che non vi sia alcun obbligo di gestione di tali acque. Ma si sbagliano, in quanto le singole leggi regionali disciplinano espressamente i casi in cui vi è un obbligo di collettamento e trattamento di tali acque, pena l’applicazione di importanti sanzioni.

Il secondo caso che le propongo è quello delle emissioni in atmosfera. Ecco, tutte le emissioni in atmosfera (salvo casi molto specifici) devono essere autorizzate, eppure mi capita spesso di assistere titolari di imprese artigiane o autofficine che, a volte in buona fede, svolgono liberamente attività produttrici di emissioni, si pensi alla verniciatura della carrozzeria di un veicolo, e si vedono contestate pesanti sanzioni.

Come le dicevo, però, si tratta di due semplici esempi. I casi cono numerosissimi.

Da quanto mi pare di capire, però, districarsi nel diritto ambientale non è così semplice.

No, non è sicuramente semplice. V’è un codice, o meglio un testo unico, dell’ambiente, il d.lgs. 152/2006, ma ad esso si aggiungono una miriade di altre normative specifiche, di decreti ministeriali (spesso accompagnati da circolari), e di disposizioni regionali. Quindi in alcuni ambiti, ad esempio quello degli scarichi idrici di cui parlavo prima, non si può prescindere dallo studio delle disposizioni regionali che, come tali, divergono da Regione a Regione. A tutto ciò, poi, si aggiungono le disposizioni europee che vengono spesso in rilievo in settori di grande interesse per le aziende, si pensi al regolamento sul trasporto transfrontaliero di rifiuti e a quello sulle sostanze chimiche, il cd. Regolamento REACH.

Ma concretamente quali sono gli illeciti contestati e a chi devono essere contestati?

Gli illeciti possono consistere in una sanzione amministrativa pecuniaria o avere natura penale, puniti anche con l’arresto o la reclusione, a seconda della gravità del fatto. L’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, ad esempio, è ovviamente punita più severamente laddove riguardi rifiuti pericolosi rispetto al caso in cui abbia ad oggetto rifiuti non pericolosi, con l’arresto da sei mesi a due anni e un’ammenda fino a ventiseimila euro. Una menzione merita la legge n. 68/2015 che ha introdotto nel codice penale nuovi importanti delitti contro l’ambiente, recuperando un cronico ritardo del nostro Paese che interessava il regime sanzionatorio ambientale.

Quanto ai destinatari delle contestazioni, gli illeciti vengono ovviamente contestati alle persone fisiche che hanno commesso il fatto e, nel caso di un’azienda, al legale rappresentante oltre che all’azienda stessa, che potrà essere chiamata a rispondere – nei casi indicati dal d.lgs. 231/2001 – anche qualora sia stato commesso un reato.

Quindi quale consiglio si sente di dare ai titolari di aziende e agli organi di Polizia Locale?

Ai titolari di aziende consiglio di prestare grande attenzione qualora, nel corso della loro attività, vengano in rilievo aspetti ambientali. La materia è complessa e non ci si può permettere di “navigare a vista”, salvo il rischio di causare danni ambientali e di incorrere in sanzioni penali e amministrative, spesso molto pesanti. Come tutti sanno, anche se a volte si fa finta di dimenticarselo, ignorantia legis non excusat, soprattutto nel caso di operatori qualificati, come i titolari di aziende, da cui l’ordinamento si aspetta una particolare attenzione, anche rivolgendosi a consulenti legali ambientali ed esperti tecnici del settore.

Agli organi di Polizia Locale mi sento di far notare come la loro attività sia estremamente preziosa a livello locale nel controllo della corretta gestione ambientale e nell’intervenire qualora un illecito ambientale sia in corso. Solo attraverso un costante e capillare controllo del territorio si può evitare che episodi magari inizialmente limitati e controllabili, quali uno scarico non autorizzato, abbiano conseguenze più gravi, come la contaminazione di un intero corso d’acqua.

Grazie avvocato. L’argomento è molto interessante e meriterebbe ulteriori approfondimenti. Un’ultima curiosità. Noto che il suo studio ha ormai anche una grande esperienza in materia di safety e di sicurezza urbana e del territorio. Come mai questo ambito, non di certo legato al diritto ambientale?

Il diritto ambientale è vastissimo, ma spero di essere quantomeno riuscita a far percepire quanto sia delicato e importante maneggiare correttamente gli aspetti giuridici ambientali, siccome il rischio di inaspettati scivoloni è sempre dietro l’angolo. 

Quanto alla safety, anche questo, così come il diritto ambientale quando ho iniziato ad occuparmene alla fine degli anni ’80, rappresenta oggi una tematica tendenzialmente nuova e di grande interesse. La safety è un tema venuto alla ribalta da pochi anni, a seguito dell’inasprirsi della minaccia terroristica e di tristi episodi quali la tragedia di piazza San Carlo a Torino, nato dall’evidente esigenza di rafforzare la sicurezza in caso di assembramenti importanti di persone. Mi era giunta da più parti la richiesta di organizzare corsi di formazione su questa materia, in assenza di un’offerta in tal senso, ed ecco che lo Studio si è concentrato anche in questo ambito. Fra l’altro, quello della sicurezza è un tema a me molto caro, visto il mio percorso nella Polizia Locale a cui sono sempre stata molto vicina, sia prestando attività di consulenza sia organizzando giornate di formazione.

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