“Parcheggiatore abusivo”: se minaccia è tentata estorsione - IL TUO AMICO VIGILE - Polizia Municipale

Vai ai contenuti

Menu principale:

Informa e Forma > La Sentenza
La sentenza

"Parcheggiatore abusivo": se minaccia è tentata estorsione

Un'interessante sentenza della Suprema Corte si sofferma sui quei "parcheggiatori abusivi" che non si limitano a controllare le auto in sosta, ma pretendono la corresponsione di denaro per la propria prestazione …!

parcheggiatore abusivo

Un automobilista, nel caso preso in esame dai Giudici di legittimità, posteggia il proprio veicolo in un'area ricadente nella "giurisdizione" di uno di essi. Un euro e cinquanta è l'importo richiesto per garantire l'attenta supervisione della vettura; al rifiuto categorico del cittadino ad erogare quanto preteso, l'abusivo minaccia seriamente l'integrità fisica del conducente e dei familiari presenti, dichiarando di potersi avvalere di un gruppo di pregiudicati. Ciò all'evidente fine di costringere il malcapitato al versamento.

Per Cassazione penale, sezione II, 1° aprile - 12 maggio 2009, la corretta qualificazione del fatto è quella di tentata estorsione: difatti, nella condotta del parcheggiatore inautorizzato vengono ravvisati gli elementi costitutivi di tale fattispecie, a partire dalla minaccia tesa a costringere taluno "a fare o ad omettere qualche cosa" (qui, il pagamento della somma vantata). Ulteriormente, ricorrono il profitto ingiusto a beneficio del parcheggiatore ed il correlativo danno a carico del proprietario dell'automobile.    
       
La sanzione - come noto - è elevata, essendo il massimo edittale (art. 629 c.p) fino a dieci anni (ridotto, ovviamente, trattandosi di tentativo, nella misura che oscilla tra un terzo e due terzi ai sensi dell'art. 56, secondo comma, c.p.).

La Suprema corte sottolinea, in particolare, che la fattispecie in parola prevale su altre qualificazioni decisamente meno gravi, quali l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni (semplicemente perché qui non vi è alcuna "ragione" da vantare, seppure in modo arbitrario) e la violenza privata (ipotesi nella quale mancano entrambi i rilevanti profili del profitto e del danno, ricorrenti invece - come ricordato - nella condotta estorsiva).

Iscriviti alla newsletter
E-mail
Nome:
App.polizia? quale
Dove

Privacy

 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu